Seduta sulle mattonelle scure del mio balcone, un senso di solitudine mi assale, mentre il mio sguardo si posa su una piccola locomotiva in mezzo a binari abbandonati da tempo.
Il vento mi
scompiglia i capelli che porto dietro le orecchie con un lieve, ma
rapido, gesto della mano. La locomotiva se ne sta lì, circondata da
qualche cespuglio che spunta dai lunghi passaggi, dove, tanti anni fa,
la vita la faceva da padrone. Racconta di un tempo dove le persone si
incontravano fugaci e correvano da una parte all'altra per non perdere
il treno che li avrebbe portati a destinazione. Racconta di parole dette
a bassa a voce e urla di bambini bisognosi di attenzione. Racconta di
un tempo che non esiste più.
Dimenticata, lasciata a soffrire
il dolore del tempo che scorre, può solamente osservare il Mondo che va
avanti senza di lei. Ascolta il chiacchiericcio incessante dei bambini
che giocano, si incitano e sbattono la loro rossa palla contro il muro
grigio che li separa dalla grande distesa ferroviaria. Qualcuno porta il
suo fedele amico a quattro zampe a fare una passeggiata. Una coppia di
giovani innamorati cammina sullo stretto marciapiede tenendosi per mano.
I panni stesi ad asciugare si alzano e si abbassano seguendo la
direzione del vento. I peli delle braccia si rizzano al primo freddo di
settembre.
Vede la vita che scorre, l'orologio del tempo che batte i suoi rintocchi impetuoso, senza pietà.
Tutto si muove. Tranne quella locomotiva verde e gialla.